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Quando la fame chiama, il buono pasto risponde: vantaggi fiscali di uno degli strumenti più amati dai dipendenti

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Il benessere dei dipendenti è un tema caro e sempre più centrale nelle politiche aziendali e, in tale contesto, merita sicuramente un approfondimento il buono pasto. Questo strumento è amatissimo dai dipendenti, ma risulta molto apprezzato anche dai datori di lavoro che possono accedere ad una serie di benefici tangibili.

Il buono pasto di fatto è un voucher, cartaceo o digitale, che può essere speso dai collaboratori per fare acquisti nei supermercati, nei bar, nei ristoranti e in qualsiasi altra attività di ristorazione all'ora di pranzo. Si tratta di uno strumento particolarmente versatile, poiché può essere usato anche per ordinare cibo e farselo spedire a casa o in ufficio.

Ogni dipendente, in occasione della pausa pranzo, può gustarsi i suoi piatti preferiti con una vasta possibilità di scelta, cosa che migliora il loro umore, la loro produttività e la qualità della vita sul posto di lavoro. Nelle prossime righe ci concentriamo principalmente sull'aspetto fiscale, ma per avere una visione completa consigliamo di leggere l'articolo di approfondimento sui buoni pasto: come funziona, dove li accettano, quali sono le tipologie e i vantaggi per dipendenti e datori di lavoro.

In termini fiscali i buoni pasto offrono vantaggi molto interessanti ai collaboratori e alle aziende. In che modo? Fiscalmente parlando i buoni pasto sono dei benefit e, in quanto tali, sarebbero soggetti a tassazione. Il condizionale è d'obbligo poiché, se il buono pasto non supera il valore massimo di 8 euro per i voucher elettronici e di 4 euro per i voucher cartacei, allora è esentasse.

Anche le aziende possono trarre notevoli benefici poiché i buoni pasto, in determinate condizioni, sono considerati costi deducibili che quindi contribuiscono ad abbattere il reddito complessivo e la base imponibile.

In questo discorso non dobbiamo dimenticare i liberi professionisti e le partite IVA, figure fondamentali nel tessuto lavorativo italiano. Anche loro infatti possono utilizzare i buoni pasto, che risultano deducibili dal reddito imponibile, a patto però che vengano usati per fini professionali. In pratica le partite IVA e i liberi professionisti possono spendere come meglio credono i buoni pasto, coprendo così le spese sostenute per il pranzo nel corso della giornata lavorativa, deducendo quei costi dal loro reddito imponibile.

Da tenere a mente che la deducibilità dei buoni pasto per i titolari di partite IVA e per i liberi professionisti, così come accade per gli stessi dipendenti, è comunque soggetta a determinati limiti e condizioni.

Il sistema dei buoni pasto è consolidato da un bel po' di tempo in Italia e grazie alle ultime modifiche anche in chiave fiscale si stanno rivelando preziosissimi alleati per i datori di lavoro e i collaboratori, dal momento che entrambi ottengono benefici evidenti in termini di deducibilità e di risparmio economico.

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