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Il saluto del commissario straordinario Erminia Ocello

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 Il mio mandato commissariale è terminato.

L’avvio, come la conclusione di un incarico è sempre fonte, come potete immaginare di profonde emozioni, che penso condivida la mia collega Antonietta Orlando che mi ha affiancato in questo anno.

Inizialmente c’è l’entusiasmo ma anche la preoccupazione per il nuovo che avanza, al momento del distacco c’è un ventaglio di sentimenti che vanno dalla malinconia, alla soddisfazione e forse all’euforia per aver chiuso un incarico impegnativo.

Sì, il distacco da un ruolo decisionale che potrebbe apparire invidiabile, ma che spesso non lo è, è sempre doloroso e difficile, poiché rimani catturato tuo malgrado dalla bellezza dei luoghi ma, sopratutto, dal sorriso delle persone, dalle relazioni umane e professionali che si sono intrecciate nel frattempo e che ti hanno comunque arricchito, anche quando non sono state all’insegna della massima comprensione.

Mi sforzo di parlare come un vostro concittadino che vuole trasmettervi un’esperienza che può essere di utilità.

Nel mio lavoro di mi sono sempre posto nell’ottica di capire le ragioni degli altri.

Ho sempre cercato di non agire per partito preso.

Concepisco lo Stato e quindi le Istituzioni attraverso le quali lo Stato si muove come entità pacificatrici e ragionevoli.

Il buon senso e la ragionevolezza sono valori radicati nell’esercizio della legalità, che è prima di ogni altra cosa, status mentale, modo di sentire la vita associata, quale comunità d’individui con pari dignità, titolari di diritti e di doveri.

In sostanza una società organizzata a sistema, nel quale ogni sua componente svolge una funzione in modo sinergico con le altre.

In questo sistema un ruolo importante è quello della politica, che, poi, è la sintesi su cui si regge tutto il sistema.

Il concetto di politica, in generale, è usato e abusato.

Credo però che l’aspetto prevalente che ne connota la stessa essenza sia quello di progettare insieme nell’interesse di tutti.

Questa, al di là della retorica di circostanza, è l’autentico significato della politica.

Il lavorare insieme per obiettivi comuni.

Su questo terreno, miei cari amici, intendo inerpicarmi soprattutto rivolgendomi a voi che lavorate per l’amministrazione e, quindi anche per i politici che sono a capo della stessa.

E faccio questo partendo dai luoghi comuni, che danno il senso del degrado della politica, vista come mezzo esclusivo di affermazione personale, per il cui successo è necessario il reclutamento del consenso, costi quel che costi.  

Il primo passaggio, riferito appunto a dipendenti pubblici, è il concetto di cultura, com’è vissuto nella nostra mentalità meridionale.

Non siamo abituati a sentirci dire “attacca il ciuccio dove vuole il padrone”, non tanto per sottolineare la flessibilità del tuo lavoro per favorire la realizzazione di interessi pubblici generali, quanto per favorire gli interessi particolari degli amici e  degli amici degli amici i quali alcune volte promuovono obiettivi completamente diversi da quelli generali, parlo ad esempio di piccole complicità corruttive come pure di usura, ricettazione, riciclaggio di denaro sporco, spaccio e così via: attaccare il ciuccio significa fermarsi e lasciarsi attaccare, farsi portare verso un concetto di amministrazione ipocrita, errato, solo apparentemente pulito.

Significa allontanarsi pian piano dalla visione del proprio lavoro condivisa con gli altri, sposare la conflittualità, le maldicenze i pettegolezzi le divisioni tra quelli che stanno con me e quelli che stanno contro di me.

Il dividi et impera insomma è tipico dei sistemi di potere non democratici.

Io e voi (dipendenti del Comune)  invece siamo al servizio del nostro Paese, della nostra Repubblica democratica e se siete arrabbiati per qualcosa che non vi sta bene nel vostro lavoro, anche a ragione, questo non è una giustificazione per abbandonare una logica di amministrazione che deve servire e non essere servita, che deve produrre azioni virtuose negli interessi di tutti, non quelli di bottega di questo e di quello.

Oggi forse qualcosa è cambiato, ma ancora non tutto.

Sicuramente la mentalità del ciuccio è stata acquisita è rimasta nelle logiche delle famiglie mafiose.

I figli dei c.d. bossi, i mafiosi di nuova generazione, sono apparentemente puliti, spesso laureati nelle varie discipline ma poi la testa l’hanno consegnata a chi li ha assoldati. 

Oggi, vi si chiede di cambiare mentalità, di superare la logica, anch’essa propria della cultura mafiosa, non solo di avere ma di essere.

Il lavoro fatto bene è l’essere.

La consapevolezza dei propri diritti è l’essere; la reazione all’abuso e alla sopraffazione è l’essere; il coraggio dell’impegno contro il sistema delle logiche corruttive è l’essere.

Non date mai in affitto il vostro cervello a qualcuno.

Non datelo per mantenere o ottenere una posizione o un ruolo particolare.

La restrizione di vostri spazi di libertà si manifesta anche con questa forma di dipendenza.

Questo è il messaggio: chi deve lottare per migliorare la sua posizione e si confronta ogni giorno con l’ingiustificata estromissione da funzioni o con scorrettezze varie interne al sistema di lavoro, soffre terribilmente ma non per questo deve abdicare alla sua libertà che si esprime ogni giorno nel fare esattamente quello che deve fare e fuori nell’esercizio di un voto libero.

Mi aspetto da lui un moto di ribellione contro tutte le ingiustizie che si manifestano con le truffe e le frodi comunitarie, con le quali risorse destinate alla Comunità sono drenate a favore di pochi

E’ in questo, amici miei, che si manifesta il valore delle Istituzioni e soprattutto di quelle di garanzia, quale i Commissari Prefettizi.

Mi sono spesso domandata come mai da sola riuscissi a produrre interventi attesi a volte da tanto tempo da cittadini stanchi e disillusi; sicuramente gioca a favore del Commissario straordinario l’unicità del ruolo, ma essere soli ,o al massimo in due, ad assumere decisioni vitali per la comunità è al tempo stesso un limite grande, ciò che conta in primo luogo è capire la situazione in cui ti trovi ascoltando tutti, in secondo luogo occorre comprendere di chi ti puoi fidare per risolvere i problemi che hai di fronte, infine cominci ad agire  scegliendo senza esitazioni e più in fretta possibile.

In concreto: si comincia a cambiare lo stato delle cose anche le più difficili quando ci si comincia a fidare di qualcuno, quando si scoprono, persone e gruppi competenti in primo luogo dentro le Amministrazioni uomini desiderosi di generare azioni virtuose per il futuro del territorio, uomini e donne invogliati a riprendere un cammino di coesione e superamento dei contrasti per risolvere i problemi della comunità, lavorando con determinazione e coraggio.

Devo dire che a Terracina il compito affidatomi è stato sicuramente agevolato dalle eccellenti qualità professionali dello staff dirigenziale di questo comune.

Il concetto di squadra e d’impegno assiduo a un lavoro realizzato con professionalità e passione civile che ho tentato di incarnare e di trasmettere è stato gradualmente recepito e tradotto da ogni singolo dirigente nel corso dell’attività svolta.

Le criticità e le diversità di vedute non sono mancate, com’è normale, ma sempre sono state ripianate, a volte a fatica, a volte faticosamente attraverso  un confronto aspro, ma comunque leale e proficuo.

Lascio il mio incarico sentendo il desiderio di salutare Dirigenti e Personale tutto che in questo momento sento di voler raccogliere in un unico e grande affettuoso abbraccio.

A tutti voglio dire, al di là di tanti bei discorsi, semplicemente Grazie.

Grazie innanzitutto per avermi accolto e aiutato a svolgere il mio servizio in questa città che mi era prima sconosciuta.

Grazie per tutto il lavoro ben fatto di cui ho potuto essere soddisfatta e dare conto alla cittadinanza.

Tante le cose realizzate, dalla Bandiera Blu, al riequilibrio dei conti, alla valorizzazione del Patrimonio culturale, alla pianificazione urbanistica mediante un sistema di regole definite, alla conquista dell’ultima autorizzazione degli ascensori per il Centro storico, alla definizione di un metodo di lavoro per la riorganizzazione interna.

Grazie al segretario Generale Marco Raponi per aver sopportato l’assillo delle mie richieste,

Grazie al dirigente Giancarlo De Simone di cui ho apprezzato l’acuto intuito, la particolare sensibilità e lo straordinario livello culturale.

Grazie alla dott.ssa Ada Nasti che ha condotto un mirabile lavoro di riequilibrio dei conti corrispondendo sempre con sollecitudine al raggiungimento dei risultati da me indicati.

Grazie al dr. Giampiero Negossi per la grande serietà e il sicuro affidamento nell’espletamento dei suoi compiti da me particolarmente seguiti nell’ambito dell’area socio culturale.

Grazie all’arch. Bonaventura Pianese di cui ho apprezzato l’eccezionale competenza e le spiccate doti morali.

Grazie anche a coloro che hanno lavorato dietro le quinte e che, in punta di piedi, hanno consentito di raggiungere i migliori risultati perchè, sono certa, che senza ciascuno di voi non avremmo potuto fare le tante cose fatte.

Grazie ad ognuno di voi che ogni giorno ha svolto il proprio ruolo con responsabilità, competenza e professionalità, riuscendo a dare il meglio per il proprio ufficio, per il bene del suo Comune, per la Città.

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