È un Salvatore Di Giacomo senza confini, che tocca le persone ad ogni età e latitudine, quello che si prorompe nello spettacolo “Lassammo fa’ Dio”, di e con Fabio D’Avino: un’anteprima nazionale che debutta domenica 3 agosto 2025 alle 21:00 a Terracina, nell’area archeologica del c.d. Tempio di Giove Anxur, anch’essa straordinaria porta per l’infinito.
Lo spettacolo è realizzato dalla Fondazione Città di Terracina, con il patrocinio del Comune di Terracina – Assessorato alla Cultura e in collaborazione con l’Accademia Drammatica del Lazio e Quintetto d’A.
Il biglietto ha un costo unico di 15 euro e la prenotazione è consigliata (tel. 0773.359346 / 335.1659813, info@fondazioneterracina.it).
Attore, regista e direttore dell’Accademia Drammatica del Lazio, Fabio D’Avino in “Lassammo fa’ Dio” canta e recita in duetto con la soprano Raffaella Fraioli. Accompagnati dal pianista e direttore d’orchestra M° Gabriele Pezone, i due interpreti ripercorrono il repertorio di Salvatore di Giacomo, che, afferma D’Avino:
come e forse più di Eduardo, Viviani e Totò si può considerare il maestro della poesia e della canzone napoletana, per la modernità della lingua e la bellezza di canzoni immortali.
Lo spettacolo ricalca l’eclettismo e la vitalità di Salvatore Di Giacomo, simbolo della poesia e della canzone napoletana nel mondo. Si alternano piano colto e piano popolaresco, toni a volte disperati e struggenti, altre romantici, o ancora comici o deliziosamente licenziosi. Si passa dal lirismo di “Era de maggio”, dolce ricordo di un primo appuntamento, e di “Piannefforte ‘e notte”, paragonata a “L’infinito” di Leopardi (e recitata anche da Lina Sastri), al divertimento irriverente di “Oilì Oilà”, alle scene di schermaglie amorose tra un ragazzo e una venditice di spille in “E spingule francese”. La scanzonata e amara “Lassammo fa’ Dio”, che dà il titolo allo spettacolo (e memorabile in un’interpretazione di Vittorio De Sica), racconta del giorno in cui il Padreterno, accompagnato da San Pietro, scende nei bassi di Napoli, con un finale a sorpresa in cui tutti imparano una lezione umana.
Ci sono luoghi e opere perfetti e universali. Il Tempio di Giove Anxur, come i versi dei classici - Salvatore Di Giacomo o Shakespeare - non hanno bisogno di aggiunte - afferma Fabio D’Avino.
Per questo le canzoni sono fedeli all’originale, con arrangiamenti che esaltano, e non trasformano la tradizione, e in scena compaiono solo pochi, scelti oggetti, come un balcone, per non gravare l’area di artifici superflui.
Da napoletano, nutro un amore viscerale per Di Giacomo e da sempre sognavo di interpretarlo. Ma la verità - riflette ancora D’Avino - è che oggi portare Di Giacomo in scena e farlo conoscere ai giovani è la vera rivoluzione. È, per parafrasare Eliot, svelare memorie che sono sopite nel corpo, più profonde e misteriose della nostra conoscenza razionale. Oggi, per un giovane, entrare in una poesia di Di Giacomo, nel suo dialetto raffinato, onomatopeico, musicale, in termini in disuso come “senuzziare”, singhiozzare, “straccuare”, smettere di piovere, è come fare un viaggio in Thailandia. La vera avventura, che ci proietta lontano, è nei classici: sono nelle nostre radici e nella nostra fibra e memoria collettiva.

