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Incendi Boschivi: per i Pentastellati l'amministrazione è perseguitata dalla sfortuna o caratterizzata dalla inettitudine?

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L’ultimo devastante incendio, avvenuto l’undici agosto a Monte Leano, non deve sorprendere. A nulla vale l’enorme impegno di mezzi, uomini e danaro pubblico se poi, a causa di frettolose e superficiali bonifiche degli ultimi focolai, gli incendi riprendono, vanificando tutto il lavoro ed i sacrifici fatti per spegnere le fiamme. L’attività di bonifica, infatti, consiste nel completo spegnimento di ogni focolaio rimasto, nel momento in cui sul fronte dell’incendio non c’è più presenza di fiamma.

Osservando i siti degli incendi, ogni estate ossessivamente ripetitivi, tutto fa pensare che la mano o le mani siano sempre le stesse e probabilmente guidate da interessi particolari.    

Sta di fatto che sono andati in fumo decine di ettari di macchia mediterranea e vegetazione boschiva, in parte inclusi nel Parco Naturale dei monti Ausoni e lago di Fondi, in parte in aree di Zona di Protezione Speciale  (ZPS) e in parte in area di  Sito di Importanza Comunitaria (SIC).

Le aree devastate dal fuoco sono sempre le stesse (a Campo Soriano, Valle Fasana, Santo Stefano, zona “Spine Sante”, Largo Montagna, Monte Leano o nei versanti Est ed Ovest alle spalle di Monte Sant’Angelo), come si evince dalla sovrapposizione delle foto degli anni precedenti e di quelle attuali.

E’ stupefacente che tutto avvenga sotto gli occhi di tutti. Questo appare come il segno di un’inammissibile impreparazione della nostra Amministrazione Comunale nell’approntare un vero programma operativo di prevenzione e di previsione e monitoraggio dei siti a rischio.

Invece si continua a considerare la questione come un’emergenza da affrontare sul momento e della cui risoluzione ci si dimentica puntualmente all’arrivo delle prime piogge e dei primi freddi.

Cosa ha fatto il Comune per tutelare il nostro prezioso territorio collinare? Ha mai adottato, per esempio, il catasto dei terreni bruciati? Ha mai provveduto a classificare e vincolare le aree bruciate?

La norma parla chiaro: le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni.

E' vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive. E, cosa essenziale, sono vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia; così come è vietata, per tre anni, la raccolta dei prodotti del sottobosco.

Purtroppo non sembra che questa importante ed essenziale procedura di prevenzione e protezione del territorio sia avvenuta. Infatti, ogni anno viene tollerata sia la caccia che la presenza di animali al pascolo su terreni demaniali che sono stati bruciati più volte, e questo non fa che incentivare gli incendi estivi per avere pascoli sempre freschi.

Inoltre, il Comune di Terracina non si è ancora munito del Piano di Gestione ed Assestamento Forestale (PGAF) esecutivo che consentirebbe di procedere con interventi orientati al principio fondamentale di tutela degli ecosistemi e degli habitat delle nostre colline, finalizzati a dare concreta attuazione a quanto previsto dal piano contro gli incendi boschivi approvato dalla regione.

Il PGAF dà forma al principio di valorizzazione e tutela del patrimonio boschivo attraverso azioni e misure volte, tra l'altro, a contrastare l'abbandono di attività di cura del bosco, prevedere postazioni di atterraggio dei mezzi di soccorso; realizzare infrastrutture, quali vasche di rifornimento idrico, utili ad accelerare gli interventi di spegnimento degli incendi, vie di accesso e tracciati spartifuoco, atti, altresì, a consentire il passaggio dei mezzi di spegnimento, nonché attività di pulizia e manutenzione dell’area periurbana, finalizzata alla prevenzione degli incendi.

In particolare nei PGAF, come strumento di pianificazione obbligatorio, sono previste anche le operazioni selvicolturali di gestione, manutenzione e pulizia del bosco nelle aree a elevato rischio di incendio, volte alla riduzione della biomassa particolarmente combustibile e alla rimozione della necromassa (alberi morti in piedi o atterrati).

Poiché ogni Comune può, tramite squadre a terra adeguatamente attrezzate, provvedere alla ricognizione e sorveglianza del territorio avvalendosi del volontariato di protezione civile e secondo le procedure indicate nel Piano di Emergenza Comunale, ci si chiede se il Comune di Terracina abbia mai provveduto ad identificare sul territorio comunale le zone a rischio incendio e tutti i possibili fattori d’innesco e suscettibilità degli incendi boschivi.

Ormai gli incendi nelle aree collinari scoppiano quasi quotidianamente ed è essenziale che il Comune provveda ad eliminare, ridurre e mitigare i fattori di innesco e suscettibilità attraverso un costante monitoraggio e vigilanza preventiva 24h/24 del territorio, con provvedimenti inibitori funzionali a tale scopo mediante dispositivi di videosorveglianza utili alla rilevazione dei focolai, droni dotati di sensori e videocamere ottiche e a infrarossi nonché di radar, atti ad individuare anche persone in flagranza del reato di procurato incendio.

Ricordiamo che la prevenzione passa anche attraverso l’educazione e l’Ente comunale deve mobilitarsi per organizzare corsi di educazione ambientale e sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado, esattamente come previsto dalla legge 21 Novembre 2000, n. 353.

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