
Quando si parla di cambiamenti che hanno caratterizzato l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle, è impossibile non chiamare in causa l’e-commerce. Con un giro d’affari aumentato del 27% rispetto al 2019, è entrato a far parte della vita di persone che, prima dell’emergenza sanitaria, non erano digitalmente alfabetizzate.
Ci sono settori che, nel momento in cui si ha intenzione di dare il via a un business nel mondo degli acquisti online, non possono in alcun modo essere ignorati. Tra questi, rientra senza dubbio il mondo della cannabis light legale.
Prima di entrare nel vivo dei motivi per cui vale la pena aprire un e-commerce di canapa light, vediamo assieme qualche informazione sul settore. Fondamentale è ricordare che le cose sono cambiate radicalmente nel 2017. Se prima del gennaio dell’anno sopra citato si parlava in termini generici di ganja, marijuana e cannabis, con l’entrata in vigore della Legge 242/2016, redatta con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della pianta, il nostro Paese ha imparato a conoscere i prodotti derivanti dalle infiorescenze a basso contenuto di THC. Per la precisione, si parla di una percentuale che non può superare lo 0,2 (il legislatore, consapevole delle difficoltà che incontrano i produttori nel mantenere soglie così basse, ha considerato un margine di tolleranza fino allo 0,6%).
La bassa percentuale di THC rende i prodotti sopra ricordati privi di effetti psicoattivi. Alla luce di ciò, quando si parla di cannabis legale è necessario tirare un colpo di spugna sulle immagini incentrate sullo sballo che, praticamente da sempre, sono associate al mondo della canapa. Detto questo, vediamo perché può rivelarsi utile considerare l’apertura di un e-commerce in questo settore.
E-commerce di canapa light: perché aprirne uno?
Con un giro d’affari che, a fine 2019, superava i 100 milioni di euro - se si pensa che abbiamo a che fare con un business giovane si tratta di numeri a dir poco alti - il settore della cannabis light è stato interessato da una vera e propria esplosione con l’inizio dell’emergenza sanitaria del SARS-CoV-2.
Tantissime persone, costrette in casa dalle misure di restrizione e con la necessità di affrontare lo stress di una situazione inedita e drammatica, hanno fatto ricorso a soluzioni come l’olio di CBD o cannabidiolo - si tratta del principio attivo della cannabis più famoso dopo il THC - per ritrovare quel minimo di relax necessario, per esempio, a non perdere totalmente la qualità del sonno (doveroso è ricordare che il cannabidiolo non ha effetti psicoattivi e che l’olio che lo contiene non rappresenta una soluzione per curare la depressione, che è una vera e propria patologia).
Da non dimenticare è poi la nascita di un nuovo mercato, ossia quello delle mascherine. Questi dispositivi, oggi necessari, possono essere acquistati in fibra tessile di canapa, soluzione sostenibile in quanto la pianta, a differenza del cotone, richiede meno acqua per crescere e ha una resa maggiore a parità di estensione del terreno di coltivazione.
Ovviamente questa scelta consente di risparmiare, aspetto non indifferente se si pensa alla situazione difficile dal punto di vista economico che tantissime persone stanno affrontando.
Questi sono solo alcuni dei motivi per cui vale la pena, oggi come oggi, considerare l’apertura di un e-commerce di cannabis light e di entrare in un mercato che, anche se negli ultimi anni ha visto aumentare notevolmente il numero dei player, è ben lontano dall’essere saturo.
Come aprirlo
Come si apre un e-commerce di cannabis light? La procedura è in tutto e per tutto uguale a quella che si deve concretizzare per altri settori. Ciò significa che è necessario aprire la Partita IVA, registrare l’attività alla Camera di Commercio, acquistare il dominio, scegliere i fornitori.
Per quanto riguarda questi ultimi, è opportuno non solo optare per aziende che operano in maniera sostenibile, ma anche per realtà in regola con le tipologie di varietà di canapa coltivate, che devono essere incluse tra quelle certificate a livello europeo.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la scelta tra franchising e attività ex novo. In entrambi i casi ci sono pro e contro e non è possibile dare una risposta univoca. L’unica cosa da fare è valutare il capitale con cui si parte e la propensione al rischio di impresa.
