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Ballottaggio Procaccini-Corradini, la posizione del Sestante: "Non appoggiamo nessuno dei candidati"

Coerenza e visione della città alla base della decisione

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A scanso di equivoci e per evitare inutili speculazioni, come abbiamo sostenuto prima del voto, non appoggiamo nessuno dei candidati giunti al ballottaggio. Anche se fossero stati altri. Questa la nostra posizione chiara a netta. Sia chiaro che ognuno dei nostri elettori può decidere liberamente e secondo coscienza se andare a votare e per chi. Non appoggiamo nessuno per due ordini di motivi. Il primo si chiama coerenza che sposa il termine credibilità a cui diamo un altissimo valore. Il secondo si chiama progetto e visione della città. Lo abbiamo portato avanti sempre e comunque partendo da una strategia che ha sempre puntato su una candidatura civica, esterna al quadro dei partiti e sulla quale farli convergere. Quello che è successo in queste votazioni conferma quanto accaduto 5 anni fa. Un blocco sociale, o se vogliamo chiamarla area di voto, di centrodestra che perde qualche punto percentuale ma rimane altissima e ben solida. Una maggioranza elevata che ha espresso a vario titolo amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 15 anni e che hanno prodotto quello che vediamo ogni giorno davanti ai nostri occhi. Dall’altra parte un’area di centrosinistra che rimane saldamente minoritaria, sempre come 5 anni fa e governata dal Pd. E su questo versante dell’opposizione ai governi comunali che hanno messo in ginocchio una città, avevamo individuato, in tempi non sospetti, una strategia alternativa a quella sempre percorsa per evitare quello che alla fine è successo, e non ci voleva la sfera di cristallo per capirlo, iniziando a ipotizzare uno schema diverso che poggiasse su  una candidatura esterna e quindi non necessariamente del Pd. Lato nostro avevamo identificato un uomo della Procura della Repubblica, un magistrato, in grado di ristabilire un principio fondante di una comunità che è quello della legalità sul quale costruire una città diversa da quella che oggi vediamo. Una scelta forte che avrebbe superato ogni steccato ideologico, qualora ancora ve ne fossero, e sterili incomprensioni personali, e aggregato aree e persone in grado di provare a sovvertire l’esito del voto ipotizzando un ballottaggio tra centrosinistra e centrodestra. Alla fine non siamo riusciti nell’intento ma rimaneva comunque in piedi il senso profondo dello schema. Per questo avevamo più volte chiesto al Pd di sederci intorno a un tavolo, cosa che è stata anche più volte fatta, per ragionare su questa ipotesi. Non c’è stato nulla da fare. Abbiamo ricevuto solo l’invito a fare le primarie di partito quando un progetto politico condiviso che coinvolge chi in un partito non vuole stare parte da ben altre basi. Le primarie erano solo uno strumento per far vedere agli occhi dell’opinione pubblica quanto aperte fossero le porte del Pd ma in realtà il partito sapeva benissimo che nessuno vi avrebbe partecipato confermando la candidatura di Alessandro Di Tommaso. Il Pd non ha mai voluto cedere un solo millimetro del suo spazio politico ed elettorale in favore di una strategia che non vedeva al centro il suo candidato, già deciso nelle apposite segreterie, andandosi inevitabilmente a schiantare contro lo stesso palo. Tanto ormai lo fa ciclicamente ogni 5 anni. Lo stesso schema che ha avuto a Latina dove ha effettuato le primarie andando con il proprio candidato e non tenendo minimamente conto di un movimento civico che alla fine ha ottenuto uno straordinario risultato. Solo ora dice di appoggiarlo. Chi oggi dopo il voto si ostina ad analizzarlo solo sotto il profilo algebrico rispetto al nostro risultato continua a commettere lo stesso errore che tra 5 anni lo porterà ad avere lo stesso risultato di oggi, salvo cataclismi politici non individuabili.

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