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Presentazione del libro di Antonello Di Mario "L’Industria che salva il Paese"

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A Terracina l’anteprima della presentazione del libro “L’industria che salva il Paese”, edito da Tullio Pironti, giovedì 27 dicembre alle ore 16:30 presso l’Open Art Café. L’autore è Antonello Di Mario che alla sua città natale resta fortemente legato da un amore infinito seppur vive altrove per motivi di lavoro. Per questo ha scelto la città per l’anteprima della presentazione del suo libro, un momento di confronto su un tema centrale per il paese ma anche un’occasione per ritrovare amici e conoscenti in un piacevole café letterario, luogo di aggregazione e cultura in città.

Il testo si avvale dei contributi di Carmelo Barbagallo, Paolo Pirani, Enrico Marro, Agnese Moro. L’autore dialogherà davanti al pubblico con Antonio Signorini, cronista de “Il Giornale”; Nicola Procaccini, sindaco di Terracina; Emma Borzellino, tesoriere della Uiltec, il sindacato che si occupa dei settori dell’energia, della chimica e del tessile.

IL LIBRO E L’AUTORE. “L’industria che salva il Paese” è quella manifatturiera e ad alto contenuto di ricerca ed innovazione, ma è anche il titolo dell’ultimo libro di Antonello Di Mario (edito da Tullio Pironti, 290 pagine, 15 euro il prezzo di copertina).  Nel libro si possono leggere i contributi di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil; Paolo Pirani, leader della Uiltec nazionale; Enrico Marro, giornalista del Corriere della Sera; Agnese Moro, socio-psicologa del lavoro.

Mai come ora – sottolinea Di Mario - è evidente la necessità di individuare la politica industriale per far crescere l’economia. In questo senso si potrebbero convocare degli Stati Generali su innovazione e tecnologia per scegliere su quali settori strategici concentrare le risorse al fine di determinare una crescita adeguata. E’ evidente che le risorse non sono adeguate. E permangono tuttora molte perplessità relative sull’adeguatezza degli stimoli alla domanda interna privata e di quelli rivolti ad accrescere la domanda aggregata. Insomma, rimane la fatica di crescere. L’unica possibilità, oltre a quella di favorire investimenti provenienti dall’estero, è quella di avviare una campagna di investimenti pubblici per diverse decine di miliardi di euro. Dove indirizzarli? L’Italia abbisogna di investimenti infrastrutturali nella rete,  nell’energia, in un piano straordinario per l’edilizia popolare, in un piano per la sicurezza sismica ed idrogeologica e di tanto altro ancora. E’ chiaro che bisognerà tener conto del vincolo che definisce il rapporto tra deficit pubblico e Pil, una realtà che non permette l’approvvigionamento di tanto denaro fresco da spendere. E’ indispensabile capire dove si possono trovare i soldi per investire nella giusta misura.

Antonio Giulio Di Mario, detto Antonello, è nato a Terracina nel 1966. Giornalista professionista, laureato in Scienze della Comunicazione, lavora a Roma come responsabile della Comunicazione della Uiltec nazionale. È stato direttore responsabile di diversi giornali sindacali, come «Obiettivo Occupazione» e «Fabbrica Società». Attualmente è il coordinatore editoriale del mensile «Industri@moci», diretto da Paolo Pirani, ed è docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Lumsa di Roma. Collabora dal 2013 con «Formiche.net», il quotidiano on line diretto da Flavia Giacobbe. Con la Tullio Pironti Editore ha già pubblicato nel 2007 “L’attualità di Aldo Moro negli scritti giornalistici (1937-1978)”; “Metalmeccanici on line”. (2013); “Grillo nella Rete”, scritto con Anna Martini (2014). Del 2015 è “Aspettando la crescita. Scritti meccanici per lo sviluppo”, seguito, nel 2017, da “L’ultimo contratto. Diario metalmeccanico”.  Conclude Di Mario:

La manovra in questione si preoccupa di rispondere alle esigenze di consenso contingente, più che rispondere alle esigenze del futuro prossimo. Il Paese ha davvero scelto la via dell’indebitamento. Il rischio è che produca a medio termine costi più alti di interessi sul debito a carico di Stato, imprese e famiglie. È proprio da qui che nasce il problema del peso di quegli interessi su crescita, investimenti e lavoro. Anche per questo motivo è indispensabile tenere sotto controllo i conti pubblici. Di sicuro, l’Italia cresce se gli investimenti pubblici e privati si indirizzeranno verso l’industria. In un modo o nell’altro.

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