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Operazione Alba Pontina: on. Raffaele Trano, Venticinque misure cautelari eseguite ed oltre 45 tipi di reati contestati tra cui associazione per delinquere, estorsione, usura e riciclaggio

Grande operatività nel nostro territorio della Direzione Distrettuale Antimafia, ben supportata dalla squadra mobile della questura di Latina, insieme ai colleghi di Roma e del Servizio Centrale Operativo

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La “Quinta mafia”, finora solo teorizzata, esiste. Venticinque misure cautelari eseguite ed oltre 45 tipi di reati contestati tra cui associazione per delinquere, estorsione, usura e riciclaggio testimoniano l’operatività nel nostro territorio della Direzione Distrettuale Antimafia, ben supportata dalla squadra mobile della questura di Latina che insieme ai colleghi di Roma e del Servizio Centrale Operativo si è distinta in una indagine complessa. Per stessa ammissione degli investigatori, a cui va tutto il mio plauso, sono stati squarciati i veli dell’omertà e del condizionamento mafioso, della paura di opporsi ad un sistema che aveva preso il sopravvento in più di un quartiere della città di Latina.

“Qui non ci sono gruppi di derivazione – abbiamo ascoltato oggi in conferenza stampa – c’è un gruppo autoctono che dal 2010 ha esercitato una serie di comportamenti, indici di mafiosità”.

Se le risultanze investigative supereranno le sedi dibattimentali, la storia dell’intera provincia andrà riscritta.

Dice il vero il sindaco di Latina Damiano Coletta, quando giudica un “errore” la voglia della politica di archiviare in fretta. In questi anni infatti di archiviazioni, derubricazioni e parcellizzazioni ne abbiamo viste parecchie.

Soprattutto per quanto riguarda il territorio del Sud Pontino al quale fa riferimento una interrogazione che ho appena depositato.

Nemmeno una sillaba spesa invece dai colleghi sul capitolo che ahimè riguarda direttamente la nostra categoria: i reati elettorali. Dall’inchiesta sarebbero emersi infatti casi di “compravendita di voti in competizioni amministrative”. Sembrerebbe addirittura che un voto valga solo 30 euro. Una prospettiva che la dice lunga sul libero gioco democratico che si è avuto in questi anni. Del resto anche in questa tornata, almeno in un caso, è stata compilata una lista senza tener conto del certificato dei carichi pendenti.

Eppure, nonostante inchieste precedenti abbiano già fatto scattare il campanello di allarme, la politica evita categoricamente di ammettere di trovarsi di fronte ad un tessuto sociale assolutamente permeabile, dove minacciare un professionista un imprenditore o un giornalista sembra sia una pratica criminale abbastanza comune.

Si continua a parlare apertamente di terra di reinvestimento di capitali, mentre le interdittive antimafia hanno costituito negli ultimi anni una vera rarità.

Sono concetti che ho ripetuto anche nelle due recenti campagne elettorali, ma che purtroppo faticano ad essere accettati nelle sedi istituzionali preposte. Si continua a pensare, purtroppo, che le forze dell’ordine possano essere la panacea di tutti i mali, mentre i politici si risvegliano dal torpore ad ogni nuova ondata di arresti.

L’ipotesi del voto “comprato” getta però discredito sull’intera classe politica. Chiediamo dunque alla magistratura di fare luce in tempi rapidi ed ai partiti una maggiore attenzione nel selezionare la propria classe politica e di individuare chiaramente chi siano i siano i soggetti coinvolti.

 

 

 

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